Gli anni ‘80: un periodo cruciale per lo sviluppo e la storia dei videogame, oltre ad essere il decennio nel quale sono nate le persone che oggi entrano nei segmenti demografici ad alto potere decisionale e di acquisto. Si tratta di individui che conoscono bene il mondo videoludico che rappresenta quindi un canale di comunicazione efficace e di rilievo.
L’advergaming, una tecnica di marketing che sfrutta i videogiochi per promuovere brand e prodotti, ha radici più profonde di quanto si possa immaginare. Sebbene oggi questa sembri una pratica comune e diffusa, il suo sviluppo è stato un lungo percorso che ha visto la fusione di due mondi apparentemente lontani: quello del gioco e della pubblicità. Scopriamo insieme la storia di questa pratica, che ha trasformato il modo di fare marketing, rendendolo interattivo, coinvolgente e, soprattutto, divertente.
Le origini: dal 1983 ai pionieri degli advergame

Il termine “advergame” fu coniato nel 2000 dal creativo e designer Anthony Giallourakis, noto per aver fondato siti specializzati come advergames.com. Tuttavia, l’idea di usare i videogiochi come strumento pubblicitario risale a molto prima. Già nel 1983, i brand cominciarono a sperimentare con i videogiochi per promuovere i propri prodotti. Il primo esempio conosciuto è Pepsi Invaders, un gioco per Atari 2600 creato dalla Coca-Cola Company. Questo clone di Space Invaders aveva una particolarità: i nemici da abbattere erano le lettere che formavano la parola “Pepsi”, simbolo della rivale principale della Coca-Cola. Questo gioco, distribuito in occasione di un congresso di rivenditori, è oggi una rarità per i collezionisti.
Nel medesimo anno, Budweiser lanciò un arcade game nei pub e nei locali dove veniva servita la sua birra. Il gioco, incentrato sul servire birra ai clienti, presentava il logo del marchio e il prodotto in modo centrale, segnando uno dei primi esempi di advergaming nell’ambito delle sale giochi.
La crescita: internet e il marketing virale
Con l’avvento di Internet, la pratica dell’advergaming si spostò anche sul web. Negli anni ’90, i pionieri del settore iniziarono a creare giochi online per promuovere marchi. Nel 1998, Dan Ferguson e Mike Bielinski, due giovani web designer americani, lanciarono un gioco che aveva come protagonista il presidente Bill Clinton, ispirato alle sue controversie politiche. Questo gioco virale si diffuse rapidamente grazie all’effetto di condivisione tipico delle e-mail, dimostrando il potenziale del marketing virale e spingendo le aziende a investire sempre di più negli advergame.
Il 1999 segnò un altro momento significativo per l’advergaming in Italia, con il lancio di Cocco Game, sviluppato da Artematica per Ferrero. Il gioco era parte di una più ampia campagna marketing che includeva anche un fumetto di Topolino, dimostrando come i brand italiani cominciassero a sfruttare il potenziale dei videogiochi per interagire con i consumatori.
Gli anni 2000: advergame e brand icons

Nel nuovo millennio, l’advergaming divenne una pratica consolidata nel mondo della pubblicità. I grandi marchi iniziarono a creare giochi appositamente progettati per promuovere i loro prodotti in modo coinvolgente e divertente. Un esempio emblematico è rappresentato dalla Pepsiman, una figura di supereroe creata dalla Pepsi per un gioco lanciato esclusivamente in Giappone nel 1999. Il protagonista del gioco, Pepsiman, doveva correre e schivare ostacoli per salvare le persone disidratate, offrendo loro una lattina di Pepsi.
Un altro esempio di successo arrivò nel 2006 quando Burger King lanciò una serie di tre videogiochi per Xbox 360. Questi giochi erano offerti gratuitamente a chi acquistava un menù nei ristoranti della catena. I titoli, che includevano giochi come Sneak King e Big Bumpin’, avevano tutti come tema il mondo del fast food, mettendo al centro il marchio Burger King in un contesto ludico e coinvolgente.
La popolarità: advergame e tecnologie moderne
Negli anni successivi, l’advergaming è diventato sempre più sofisticato, sfruttando le nuove tecnologie e piattaforme. Con l’ascesa dei dispositivi mobili e dei social media, i brand hanno cominciato a utilizzare i giochi per smartphone e tablet come nuovi veicoli di promozione. In questo periodo, sono aumentati anche i giochi sponsorizzati sui social network, dove le aziende integrano i propri messaggi pubblicitari in ambienti di gioco già esistenti, come FarmVille o Candy Crush.
Un’altra innovazione significativa è stata l’adozione di giochi interattivi in occasione di eventi speciali, come i giochi promozionali realizzati da Ferrero con i suoi Magic Kinder, che distribuivano codici univoci all’interno delle uova di cioccolato, dando accesso a giochi esclusivi per PC.